Relazione
storica
Per
quanto attiene alle origini dell’edificio, come già scritto da diversi
autori che hanno trattato le problematiche del monumento, la sua fondazione
sembra risalga agli anni compresi tra il 1284 ed il 1288, collegando la
nascita all’attività di un opera denominata “Ecclesiae
Sanctae Clarae”, istituzione municipale incaricata di promuovere la
costruzione, la manutenzione e l’abbellimento dell’edificio di culto.
La
sua impostazione architettonica sembra avesse ricevuto l’influenza che i
francescani esercitarono nell’ambiente socio-economico dell’isola e in
particolare ad Iglesias sul Conte Ugolino di Donoratico, personaggio che fu
notevolmente attivo nella genesi della città.
L’edificio
che fece da polo generatore per un quartiere che da li a poco crebbe con
sorprendente rapidità per il notevole aumento demografico dell’epoca e al
quale diede anche il nome.
L’edificio
sembra sia stato eretto a partire da un nucleo centrale ad unica navata
coperta con tetto a due falde su capriate lignee sul quale poi
successivamente vennero operate le radicali trasformazioni aragonesi, le
quali variando la struttura costruttiva e di conseguenza la conformazione
planoaltimetrica ne modificarono anche i rapporti con il costruito
circostante e quindi con la città.
Questi
avvenimenti si possono ricollegare con le vicende politiche e militari che
hanno segnato la storia della comunità nei secoli XV e XVI e per
l’effetto dell’innalzamento della chiesa a cattedrale dopo il
trasferimento della diocesi da Tratalias avvenuta in quegli anni.
Dopo
un lungo periodo di immobilismo nella crescità della città e di
conseguenza della sua Cattedrale, nell’ambito della riorganizzazione della
città dovuta al nuovo impulso fornito agli inizi del 1800 dallo svilupparsi
dell’attività mineraria, l’edificio si ripropose come punto di
aggregazione fondamentale nella vita pubblica della comunità.
Essa
fu capace di attrarre nel suo intorno servizi quali il municipio e il
palazzo vescovile, ridefinendo gli spazi urbani rappresentativi della classe
borghese e imprenditoriale.
Questa
capacità di attrarre interesse nel suo intorno fece da ancora di salvezza
senza la quale probabilmente l’edificio sarebbe stato condannato alla
distruzione.
Le
problematiche del restauro di un imponente emergenza come la chiesa di Santa
Chiara vennero affrontate sin dai primi anni del Novecento e notevolissimo
fu l’interesse rivolto verso gli arredi in essa conservati.
Il
dibattito sui metodi da adottare era accesso anche in relazione al fatto che
l’edificio era stato ampiamente compromesso dalle superfetazioni ad essa
addossate.
Uno
dei primi ad interessarsi all’argomento fu Dionigi Scano che con grande
competenza in una sua relazione trasse dalle acute osservazioni, supportate
da alcuni saggi e dai rilievi eseguiti che lo convinsero che le cause dei
dissesti erano da attribuire alla «qualità della pietra da taglio
adoperata per i pilastri delle arcate gotiche, e dall'insufficiente
contrasto offerto dalla facciata e dalle costruzioni laterali».
Le
proposte dell'Ufficio Tecnico Comunale, di fronte allo stato di degrado
dell'edificio, furono quelle della demolizione e ricostruzione di un altro
edificio, oppure quella di aggiungere alla chiesa alcune nuove campate
realizzate in modo da equilibrare le spinte delle volte.
“Lo
Scano nel tentativo di appianare i contrasti con L’Amministrazione
Comunale, toccò anche le corde della convenienza economica obiettando che
«queste due proposte risolvono il problema ma con pregiudizio dell'estetica
e delle esigenze artistiche e storiche che hanno il loro valore e... anche a
danno dell'economia». Infatti «con la prima si distrurrebbe un monumento
sufficiente ai servizi del culto e pregevole per i ricordi storici che ad
esso si connettono per l'interessante facciata pisana e per l'arditezza
della struttura interna aragonese. Colla seconda l'antica cattedrale
verrebbe ampliata e modificata e purtroppo sappiamo che molto spesso le
alterazioni ai monumenti sono peggiori della stessa rovina». L'unica
ipotesi percorribile è, ancora una volta, per lo Scano quella del restauro
mediante «opportuni lavori di consolidamento e ripristinamento» capaci
di «conciliare tutte le esigenze di sicurezza ed estetiche».”…..
Da
qui il susseguirsi di proposte e di interventi sino ad arrivare ai giorni
nostri nei quali si sta procedendo all’appalto dei lavori di restauro
volti alla risoluzione dei più gravi problemi strutturali e al restauro
delle murature e degli intonaci maggiormente ammalorati.
Relazione
tecnica
Il
dibattito e l’interesse verso un monumento fondamentale nella storia della
città di Iglesias come la Cattedrale non è mai mancato: esso ha portato ai
giorni nostri all’elaborazione di un progetto volto a porre rimedio ai
principali problemi strutturali ed estetici che l’edificio presenta.
Nell’ottica
di un completamento dell’azione e per un miglior risultato dell’opera si
auspica un’ulteriore intervento che possa prevedere tutte le opere non
inserite nelle azioni già intraprese.
In
quest’ottica si muove la presente proposta progettuale e per il
raggiungimento di questo obbiettivo vengono proposti i seguenti interventi:
a)
Interventi
di restauro e consolidamento delle murature della torre campanaria e
impermeabilizzazione della sua terrazza. L’intervento verrà
realizzato con utilizzo di resine a base di silicati e malte a base di calce
idraulica, il consolidante avrà una composizione a base di silicato di
etile e le impermeabilizzazioni verranno eseguite con resine epossidiche;
b)
Pulizia, restauro e consolidamento
della scalinata in pietra interna alla torre campanaria, da eseguirsi
mediante le seguenti fasi di lavoro:
- accurata pulizia dell'
intera superficie, con spazzole di saggina e acqua, per l' eliminazione di
tracce di sporco, incrostazioni di tipo biologico, polveri ecc..., secondo
il grado di pulizia richiesto dalla D.L.;
- rimozione di tutte le
parti incoerenti, e loro ricostruzione secondo le geometrie originali
riscontrabili in situ;
- ricomposizione di
tutti i tratti mancanti con elementi in pietra da taglio conformati secondo
gli sviluppi originali, previa rimozione delle parti irrimediabilmente
degradate da sostituire, compresa la preparazione del piano di posa e
allettamento con malta di calce idraulica;
- rimozione e rifacimento delle stuccature dei giunti fra i conci di
pietra, incoerenti a giudizio della
-
formazione di pavimentazione interna ove necessario;
c) Realizzazione dell’impianto di illuminazione interna e
dell’impianto di diffusione sonora;
d)
Opere di allestimento della cripta consistenti nelle seguenti lavorazioni:
- Realizzazione del vespaio
aerato e della nuova pavimentazione in piastrelle di cotto;
- Realizzazione di intonaci interni a base di calce idraulica;
- Realizzazione
dell’impianto elettrico e di illuminazione adeguato per ospitare la
funzione museale;
- Allestimento museale della cripta attraverso la fornitura di mobili
espositivi per pannelli, pannelli espositivi e restauro degli arredi
esistenti.
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