P.O.R.
2000-2006 - Misura 2.2
Ristrutturazione fabbricati Ex Magazzino Monteponi
Valorizzazione dell'archivio storico minerario.
La
progressiva chiusura dell’industria estrattiva e di trattamento dei
minerali nell'area del Sulcis-Iglesiente e la conseguente messa in
liquidazione e “riconversione” delle Società minerarie, che avevano
gestito la parte residuale di tali attività, ha lasciato in eredità al
territorio grandi disastri di natura economico-sociale ed ambientale, ma
anche un patrimonio di storia industriale, unico nel suo genere, non
solamente in ambito nazionale, sia per dimensioni che per il suo oggettivo
valore storico e culturale .
Questo
patrimonio è costituito da un lato da strutture minerarie e impianti di
notevoli dimensione, dall’altro da un gran numero di proprietà
immobiliari, costituita da interi villaggi di minatori, da edifici
industriali e prestigiosi
edifici ad uso civile caratterizzati da uno stile architettonico che in
qualche modo le accomuna in un’unica matrice indipendentemente dalla
dispersione sul territorio.
Spesso
scavi, impianti e insediamenti sorgono isolati e lontani dal contesto
urbano, ma talvolta, e le miniere di Monteponi ne sono un esempio, sono a
diretto contatto con i centri abitati, come loro ultima propaggine.
L’attaccamento
alla loro storia e alle loro tradizioni, dimostrata in tante circostanze dai
minatori e dalle popolazioni, che sempre li hanno sostenuti, hanno trovato
l’interessamento di ciò che resta delle vecchie società minerarie, dei
Comuni e delle altre Istituzioni pubbliche.
Per
l’avvio del recupero di tali un tale patrimonio di archeologia
industriale, per la loro ristrutturazione e valorizzazione sono stati
presentati numerosi progetti, progetti che hanno trovato accoglimento
sopratutto nelle opportunità offerte dalla Legge 204, dalla L.R. 33/98 e
ultimamente anche da altri strumenti legislativi.
La
storia delle attività minerarie che abbraccia un periodo di più di un
secolo e mezzo e geograficamente tutta l’isola, è raccontato in un
immenso patrimonio documentale, ereditato dalla Soc. Igea SpA e gestito
attraverso l'istituzione di un Archivio storico minerario.
Salvaguardare la memoria
storica
La
sensibilità e l’interesse alla realizzazione e all'apertura al pubblico
di archivi storici aziendali è, ormai in forte crescita da diversi anni; le
grandi aziende industriali nazionali, ma anche aziende di servizio come le
banche, assicurazioni ecc., riscuotendo l'attenzione e l’interesse dei
legislatori, considerano il patrimonio documentale aziendale, un "bene culturale" da salvaguardare e valorizzare, realizzando,
per una corretta valorizzazione dei processi tecnologici un “museo
aziendale”..
Questo
fatto è un importante riconoscimento della "memoria collettiva" come patrimonio di una storia non solo
industriale ma anche sociale. La conservazione e la valorizzazione di tali
patrimoni consente di ricostruire in modo fedele e scientificamente corretto
il processo di industrializzazione di un territorio, o di una nazione, lo
sviluppo economico, le trasformazioni sociali, l'evoluzione tecnologica, la
formazione dei ceti professionali, l'organizzazione delle classi
lavoratrici, le proprietà e caratteristiche delle materie prime utilizzate
nei processi, di quelle trasformate ecc.
Arte,
scienza cultura, evoluzione sociale ed industria,
sono gli elementi che riassumono il valore documentale e scientifico degli
archivi e dei musei d'impresa.
Tutto
questo è presente nella storia e nell'evoluzione dell'attività mineraria,
nella storia delle società che hanno lasciato tracce indelebili nel
territorio del Sulcis-Iglesiente trasformando l'economia delle aree, la
qualità della vita, la cultura e spesso anche i paesaggi e i centri urbani.
In
questo territorio è stata scritta una storia importante e per molti aspetti
unica, fatta di sfruttamento di miniere e di uomini, di sviluppo
di centri cosmopoliti; ed in fondo, città come Iglesias, al pari di
altri centri minerari, è stata per decenni punto di arrivo di uomini e
donne provenienti da ogni parte dell'isola, dell'Italia e dell'Europa. Si è
quindi concretizzata, in anticipo di decenni rispetto al contesto generale,
l’apertura verso nuove culture ed un arricchimento delle conoscenze
scientifiche.
Questi
fatti sono raccontati, in decine di migliaia di documenti, relazioni,
progetti, carte ecc. dell'archivio storico minerario, importante
testimonianza dell'impegno, della fatica e della battaglia dell'uomo per il
progresso.
Archivio storico minerario
L'Archivio
storico minerario, attualmente gestito dalla IGEA SpA, società dell'Ente
minerario Sardo, è l'unico archivio
industriale della Sardegna di importanza nazionale ed internazionale. In
esso sono confluiti nel corso degli anni, ed attraverso processi di
liquidazione e di fusione
societaria, tutti gli archivi delle
società che hanno gestito dal 1850 le attività estrattive e di
arricchimento dei minerali in Sardegna ed in diverse regioni italiane.
Attualmente la documentazione è conservata in edifici dislocati in diverse
località e comuni, spesso in condizioni di
forte degrado anche a causa delle
strutture inidonee ed
insufficienti.
Su
proposta della Sovrintendenza
Archivistica di Cagliari,
l'Archivio storico è stato inserito all'interno del progetto del Parco
Geominerario della Sardegna, promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna,
attraverso lo stesso EMSA, e riconosciuto come "patrimonio dell'umanità" dall'UNESCO con la dichiarazione di
Parigi del 30.07.1998.
Dichiarazione di notevole
interesse storico
La
Sovrintendenza Archivistica di Cagliari, per evitare un ulteriore degrado e
frammentazione degli archivi minerari, ed in base alla disciplina di cui al
Titolo IV - Capo II - del D.P.R. n° 1409 del 30.09.1963, ha dichiarato di
"notevole interesse storico"
l'archivio di proprietà della Società Italiana Miniere S.p.A. in
liquidazione", in data 23.09.1994 tutelandolo con dei precisi vincoli
ed obblighi di conservazione. Nella dichiarazione si rileva che l'archivio "..è
costituito da fonti archivistiche, iconografiche e sussidiarie di grande
rilevanza per la storia industriale e sociale della Sardegna e anche di
altre regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino Alto
Adige), in parte acquisite dalle società preesistenti, alle quali la S.I.M
è successivamente subentrata (società Monteponi-Montevecchio SpA, società
del gruppo EGAM e del gruppo ENI) che testimoniano le vicende di un'attività
mineraria tra le più importanti a livello europeo, dalla seconda metà
dell'800 fino all'attuale critica fase di chiusura dei giacimenti".
Questa
dichiarazione da parte della Sovrintendenza Archivistica, e quella
dell'UNESCO, riconosce al patrimonio documentale ed all'Archivio storico
minerario un ruolo importante nella conservazione della memoria di un lungo
periodo della storia industriale e sociale della Sardegna, offrendo tra
l'altro l'opportunità per una valorizzazione storico-culturale, oltre che
una solida base per la realizzazione di un vero e proprio "Archivio
d'Impresa", propedeutico ad un "museo sulle attività
dell'industria mineraria".
E'
in fase di predisposizione, per adeguare ed
aggiornare la "dichiarazione di notevole interesse
storico", un censimento del
patrimonio documentale acquisito nel processo di fusione nell'IGEA SpA dalle
società del Gruppo EMSA ed in particolare della ex Piombo Zincifera Sarda,
della ex Bariosarda, ed in
genere degli archivi ereditati da tutte le società minerarie non
contemplati nella già citata
dichiarazione del 23.09.1994.
Inquadramento
geografico ed ubicazione documentazione dell'archivio storico
I
materiali d’archivio relativi alle società minerarie che hanno operato in
Sardegna si trovano oggi localizzati principalmente in quattro comuni della
regione: Iglesias, Guspini e Villasalto in provincia di Cagliari, Gadoni in
provincia di Nuoro. In particolar modo nell’ambito del Comune di Iglesias,
attualmente il materiale è ubicato nei locali, individuati come sede
centrale dell'archivio, in località "Pozzo 2" nella miniera di
Campo Pisano.
Tipologia
della documentazione
La
documentazione conservata nei vari archivi minerari, come già evidenziato
dalla dichiarazione di "notevole interesse storico",
è rappresentativa dell'evoluzione dell'industria mineraria
nell'isola ed in altre regioni
italiane.
Al
momento non esistono dati completi sulla quantità dei diversi documenti, in
quanto il censimento e la catalogazione sono solo alle prime fasi:
occorreranno anni ed il lavoro di diverse professionalità per avere un
quadro definito di quello che è la consistenza, la qualità e la tipologia
dei documenti.
Si
può comunque affermare che, all'interno dei vari edifici e strutture
ex-minerarie, sono custodite molte migliaia gli elaborati tecnici e piani
minerari che descrivono l'evoluzione dei lavori in sotterraneo ed a giorno;
quindi, planimetrie e sezioni dei giacimenti, delle gallerie e pozzi di
estrazione, descrivendo le fasi temporali dell'attività di preparazione e
di estrazione in ogni cantiere minerario, in ogni miniera nell’alternanza
delle varie società che sul territorio hanno operato.
Altrettanto
importante e numerosa risulta essere la cartografia tecnica, che riguarda
gli impianti, i macchinari, gli edifici industriali e civili, gli studi
geo-giacimentologici, spesso accompagnati da relazioni illustrative e
dall'esposizione di studi di
dettaglio e rapporti tecnici.
Imponente
è la quantità della documentazione amministrativa e
tecnico-amministrativa, relativa al personale, agli acquisti, alle vendite,
ai bilanci, alle produzioni, ai rapporti interni,
alla corrispondenza varia tra le società minerarie e l'esterno
(Istituzioni, scuole, fornitori, consulenti, soci, avvocati, notai,
sindacati, esperti vari, visite di tecnici e personalità etc.).
Di
notevole interesse è anche il materiale bibliotecario: libri tecnici, o di
altra natura, riviste, giornali, pubblicazioni, tesi di Laurea, stampati,
fotografie che illustrano in modo immediato la capacità di adeguamento
tecnologico e culturale di quella che è stata l'esperienza mineraria.
Nuovo archivio minerario - Miniera di Monteponi
La
scelta di ubicare la sede dell'archivio storico delle miniere presso i
locali dell'ex magazzino centrale della miniera di Monteponi, è apparsa sin
dal primo momento la cosa più logica e naturale.
La
miniera di Monteponi è stata da sempre un punto di riferimento per
l'attività mineraria, per l'evoluzione delle tecnologie estrattive e di
trattamento, per lo sviluppo di un’attività industriale unica nel suo
genere anche fuori dai confini regionali.
I
progetti di recupero e valorizzazione degli stabili civili ed industriali
legati alla passata attività mineraria di Monteponi prevedono per gli
edifici sede d’intervento diverse destinazioni d’uso: percorsi turistici
nel sottosuolo e nel complesso immobiliare; sede di corsi di laurea
universitari; casa dello studente; centro congressi;
aree museali in genere e servizi vari; tutte attività che assicurano
una continuità della memoria storica.
Nel
quadro degli interventi già programmati si inserisce quindi in modo del
tutto “naturale” quello della destinazione ad archivio storico dei
locali ex Magazzino Monteponi. La sede dell'archivio diventerà uno dei
tasselli significativi come centro di attività e promozione culturale.
Descrizione degli edifici oggetto d'intervento
Con
la dicitura “ex magazzini Monteponi” si intendono una serie di edifici
contigui, allineati lungo un asse orientato approssimativamente NE-SO,
caratterizzati da una superficie coperta complessiva di circa 2.040 m² e
una superficie utile al piano terra di circa 1.970 m².
I
corpi di fabbrica originari risalgono alla fine dell’Ottocento ed erano
edifici annessi agli impianti di trattamento. Avevano struttura portante
realizzata in muri in pietre locali (calcari e dolomie) di grosso spessore
(80 cm).
Successivamente
gli edifici hanno subito una variazione di destinazione d'uso e, come locali
di magazzino ricambi e deposito materiali, sono stati sottoposti ad
interventi di ristrutturazione e ampliamento, sia in altezza che come
superficie utile coperta.
Sono
state realizzate verso la metà del secolo scorso ampie coperture in cemento
armato sorrette da strutture portanti anch’esse
in cemento armato e grandi locali coperti con lastre in eternit sorrette da
strutture in acciaio.
Possiamo
individuare 6 diversi gruppi di edifici, distinti per tipologia costruttiva
e per diversa quota d’imposta del pavimento.
Il
corpo n°1 è rappresentato da una delle parti più antiche dei locali
oggetto d’intervento, come indicato da una targa ancora presente sul
prospetto Ovest. È realizzato in muratura di pietra locale, successivamente
intonacata. Il piano terra con le pareti a Ovest e Nord contro terra e il
secondo piano fuori terra. Il prospetto verso SO, si affaccia su un vasto
piazzale interno.
Il tetto è realizzato con lastre di eternit sopra un’orditura di legno a
due falde. I tre ambienti sono indipendenti. I locali 1 e 2 presentano un
portone d’ingresso ciascuno senza altri punti luce. Il locale 20 presenta
invece una porta d’ingresso
su piano rialzato, a cui si accede da una gradinata in pietra calcarea dal
piazzale quota strada, e 2 finestre con infissi in legno e vetro e con grate
in ferro lavorato poste esternamente. Nel corpo quota strada le murature a
NE contro terra sono interessate da fenomeno di degrado per umidità che per
capillarità si è estesa anche alla copertura intermedia del locale n° 2.
Questa copertura è realizzata con putrelle in ferro e interposti tavelloni
in laterizio. Le dimensioni in pianta sono di circa 6x3,5+7x12 m (58 m² al
piano terra e di 79 m² al primo piano).
Il
corpo n°2 è costituito da 2 grossi locali a loro volta suddivisi in
ulteriori ambienti caratterizzati da un’unica copertura in cemento armato
realizzata su due falde, ciascuna suddivisa in più corpi. L’originaria
struttura muraria realizzata con pietre locali, visibile nei locali 3, 4 e
parzialmente nel locale 5, è stata integrata con strutture in cemento
armato (pilastri e travi) che hanno consentito di elevare gli ambienti e
creare ampie superfici interne libere da murature. L’altezza minima del
locale n° 5 infatti raggiunge gli 8 metri ed ha una superficie libera di
circa 300 m².
I prospetti S-O e S-E si affacciano su piazzale e strada d’accesso.
Si accede dal piazzale esterno attraverso un portone nel locale n° 4. Da
questo locale si accede quindi direttamente al locale 3. I due locali sono
finestrati con infissi in legno e vetro e con grate di protezione in ferro
all’esterno. Sul prospetto SO è presente anche un corpo già destinato a
servizi igienici con unico accesso dal piazzale esterno, di recente
realizzazione. Le ampie dimensioni in altezza dei locali 3 e 4 consentiranno
la realizzazione di un soppalco e di porte di collegamento al piano rialzato
dei locali 3, 4 e 5.
Il locale n° 4 comunica anche attraverso un grosso portone interno
con il locale n° 5. Quest’ultimo è anche provvisto di ingresso sul lato
sud che lo mette in comunicazione con il locale 25 che comunica direttamente
all’esterno sulla via di accesso principale. Quest’ultimo
diventerà l’ingresso principale dell’archivio. I due locali 23 e
24 al piano terra, sono separati da tramezzi in mattoni e collegati tra loro
da porte interne. Al locale 26, su piano rialzato si accede tramite una
scala in c.a. realizzato nella sala 5. Il soppalco da realizzare nella sala
5 diverrà in pratica una continuazione del solaio di detto ambiente. Il
prospetto lato SE si presenta finestrato con infissi in legno e vetro e con
grate di protezione in ferro all’esterno. La sala 5 presenta inoltre nella
parte sommitale della copertura due contrapposte pareti finestrate con vetri
in muratura. Anche questo corpo presenta le murature a N contro terra e
quindi interessate da fenomeno di degrado per umidità. Le strutture di
copertura, non protette con rivestimento superficiale, presentano fenomeni
di ossidazione dei ferri di armatura. Le
dimensioni in pianta sono di circa 10,60x18,60 m (locali n° 3 e 4) e
16,60x24,00 m (locale n° 5).
Il
corpo n°3 è costituito da due ambienti caratterizzati entrambi da murature
perimetrali in pietrame locale misto a mattoni pieni. Il locale n° 6 forma
un ambiente unico col locale n° 7 ed è distinto da questo solo per
differente altezza del pavimento: il locale n° 7 è stato sopraelevato di
80 cm circa per esigenze di carico e scarico materiali da mezzi meccanici.
Tale ambiente ha una struttura di copertura costituita da una doppia fila di
3 piantane di ferro ricavate da tubo che sorreggono i due travi in legno
principali che a loro volta sostengono l’orditura secondaria alla quale
sono legate le tegole marsigliesi disposte su tre falde. Il locale n° 8
presenta il tetto realizzato con lastre di eternit sopra un’orditura di
legno a unica falda. Il prospetto SE si affaccia sulla strada d’accesso.
Si accede al locale n° 6 direttamente dalla strada per mezzo di un grosso
portone.. Tale locale è inoltre collegato da un portone interno col locale
n° 5. Dal locale n° 7 invece si accede a quello n° 8 per mezzo di altra
porta interna.
Sulla
parete controterra posta a NO
sono evidenti alcune arcate in mattoni, originariamente di sostegno per
sottostanti aperture, successivamente tamponate con muratura in pietrame.
Attraverso tali aperture si accedeva ai punti di scarico di tramogge
interrate con vagoncini su rotaia di cui ancora sono presenti le tracce. Il
locale 6-7 è fornito di 3 grosse finestre con infissi in legno e vetro e
con grate di protezione in ferro all’esterno.
Il locale n° 8 presenta invece una sola piccola finestra. E’ prevista la
realizzazione di almeno un’altra finestra, sul lato SO, in seguito allo
sbancamento di parte dei materiali di riempimento addossati sulla parete.
Anche in questo corpo le murature a NO contro terra sono interessate da
fenomeno di degrado per umidità. Le dimensioni in pianta sono di circa
20,40x13,00 m (locali n° 6 e 7) e 10,00x4,60 m (locale n° 8).
Il
corpo n°4 è costituito da due ambienti, uno più a N di più antica
realizzazione (loc. n° 10), con muratura perimetrale in pietrame del posto
e uno integrativo verso il prospetto principale a SE (loc. n° 9) realizzato
con struttura in cemento armato tamponata con blocchetti in cls.
La copertura è piana in cemento armato. Su di essa confluiscono le acque di
deflusso meteoriche raccolte a monte da una serie di canali in cemento
armato. Le deformazioni subite dalla copertura, originariamente conformata
per consentire il naturale deflusso delle acque verso i pluviali posti sulle
pareti perimetrali a SE e a NE hanno creato ampie zone di ristagno delle
acque. A causa della conseguente continua presenza di umidità la struttura
di copertura nel suo complesso si presenta in avanzato stato di
deterioramento con i ferri d’armatura in buona parte scoperti e con
sezione degli stessi fortemente ridotta per ossidazione. Per questa
copertura è prevista la demolizione e la realizzazione di nuova copertura
in calcestruzzo armato, previa manutenzione delle canalette di deflusso
delle acque meteoriche poste a monte.
Le murature, sia quelle controterra che le altre perimetrali, sono
fortemente impregnate d’umidità e quindi particolarmente deteriorate. Il
prospetto SE è la prosecuzione di quello del corpo 3. Si affaccia sul
piazzale d’accesso anche una parte del prospetto NE. Al locale n° 9,
indipendente rispetto al resto, si
accede attraverso un portone in legno. Tale locale presenta inoltre 2
finestre sul prospetto SE e 2 finestre sul prospetto NE, tutte con infissi
in legno e vetro e con grate di protezione in ferro all’esterno. IL locale
n° 10 invece, senza finestre alle pareti, rappresenta attualmente un locale
di passaggio fra il corpo 3 e il corpo 5, a cui comunica attraverso 2
aperture. Le dimensioni in pianta sono di circa 8,20 x 22,60 m.
Il
corpo n°5 è costituito da un ampio locale utilizzato come deposito
materiali (loc. 11) con struttura portante costituita da pilastri in mattoni
pieni sui quali poggiano n° 4 capriate tipo “Polonceau” in ferro.
L’esigenza estetica della realizzazione di una copertura a quattro falde
ha reso necessario il montaggio di due piantane di ferro ricavate da tubo
che sorreggono ciascuna n° 3 semi capriate tipo “Polonceau” messe in
opera per il sostegno delle falde di testa della copertura dell’edificio.
La copertura è quindi realizzata con lastre di eternit poggianti su
profilati in ferro.
A lato di tale ambiente è presente un corpo di più antica edificazione
costituito da 5 piccoli ambienti su piano interrato con copertura realizzata
con volta in mattoni a ”padiglione” e a “schifo”. Limitatamente a
locali dal 12 al 16, le murature controterra presentano i soliti problemi
dovuti all’umidità. Il prospetto SE si affaccia sul piazzale d’accesso
come quello NE. Si accede al locale n° 11 dall’esterno attraverso un
grosso portone chiuso da una saracinesca metallica. Tale locale comunica,
come già detto, col locale n° 10 attraverso una porta. Lo stesso locale 11
comunica col n° 13 attraverso una sola porta. In precedenza le porte erano
più di una sullo stesso lato, e sono state successivamente tamponate. Dal
locale n° 16 si accede al corpo 6 attraverso una scala in c.a.. Il locale n°
11 è dotato di 5 ampie finestre corredate di infissi in ferro. Le
dimensioni in pianta sono di circa 29,00x14,80 m (locale 11) e 6,00x34,38 m
(loc. 12).
Il
corpo n° 6 è costituito da un ampio locale, adiacente al loc. 11 ma
sopraelevato rispetto a questo di circa 3,5 m. Esso è suddiviso a sua volta
in quattro ambienti uno dei quali, quello posto a NO, con ingresso
indipendente posto sul lato N. La struttura è in muri in pietre e mattoni
con copertura a quattro falde in lastre di eternit poggianti su travatura in
ferro. Percorsa la scala dal locale n° 16 si accede ad un ambiente
delimitato da murature di tamponamento che comunica con l’ambiente
centrale principale attraverso una porta. Da questo è possibile quindi
accedere ad un altro ambiente separato, posto a NE, attraverso una porta.
E’ previsto il collegamento interno di questo ambiente con quello, come già
detto indipendente, posto a NO e sopraelevato di circa 2,8 m: verrà quindi realizzata una scala e verrà demolito
il muro di separazione tra i due ambienti. I prospetti dei locali a SE
presentano n° 5 finestre con infissi in ferro e vetro; a NE n° 2 finestre
con infissi in ferro e vetro; a NO sono infine n° 2 finestre con infissi in
legno e vetro e grate di protezione in ferro all’esterno. Il prospetto a
SO è cieco. Le dimensioni in
pianta sono di circa 34,30x12,60 m.
Attualmente
le aree circostanti i fabbricati in esame sono costituite da strade e
piazzali sterrati sui lati est, sud e ovest mentre a nord la situazione è
più complessa, poiché alcuni edifici sono stati costruiti contro terra, e
cioè a ridosso del declivio naturale. Per alcuni tratti si è provveduto ad
asportare una parte del terreno naturale e dei resti di lavorazioni
depositate nel tempo.
Organizzazione logistica
Negli
spazi così individuati sono stati ricavati i locali necessari per lo
svolgimento di una corretta attività dell’archivio, che vengono di
seguito elencati e che figurano con le medesime diciture nelle tavole
allegate:
La
seguente dell’Archivio Storico Minerario, è stata definita con la
consulenza dei tecnici della Soprintendenza Archivistica.
1)
Ricezione:
dove accogliere in prima istanza i fruitori del servizio dando loro le
informazioni di base
2)
Sala
inventariazione: in una
prima fase sarà il luogo più importante per l’archivio in quanto in esso
si svolgerà il lavoro di censimento e catalogazione dei documenti
3)
Locali
di deposito: cioè la
parte centrale dell’archivio, dove trovano definitiva collocazione,
ordinati, i documenti d’archivio
4)
Biblioteca:
costituirà un settore specifico del locale principale di deposito e della
sala consultazioni
5)
Sala
consultazione e studi:
il luogo in cui verranno messi a disposizione di ricercatori e studiosi i
documenti d’archivio
6)
Sala
inventari e cataloghi:
il luogo fisico dove sono riposti le schede di inventariazione, i cataloghi
ed indici per una rapida ricerca dei documenti
7)
Centro
multimediale e telematico:
l’informatizzazione dell’archivio è di fondamentale importanza sia come
banca dati per accedere rapidamente ad una serie di informazioni relative
alla documentazione archivistica, catalogata e quindi consultabile
informaticamente, sia per un collegamento in rete per assolvere non solo a
funzioni informative ma anche per far parte di quel sistema
“archivistico-museale diffuso” che si sta sviluppando in Italia,
sostenuto dal Ministero della Cultura
8)
Laboratorio
fotografico e microfilmatura:
servizio essenziale per l’attività dello stesso archivio e per la
Soprintendenza Archivistica. Consentirebbe infatti una rapida ricerca e la
consultazione di importanti documenti senza che vengano messi a rischio di
usura gli originali. Servizio utile anche per gli studiosi in quanto sia la
microfilmatura che la fotografia sono la momento l’unico modo consentito,
dalla vigente normativa, di riproduzione dei documenti
9)
Sala
audiovisivi: è il luogo
in cui la memoria visiva dell’immagine, raccolta e catalogata, viene resa
disponibile per dare completezza di ciò che è stata l’attività
mineraria, lo sviluppo economico e sociale dalle origini ai nostri giorni.
Fotografie, filmati, documentari prodotti nei diversi periodi storici
saranno così consultabili in un locale attrezzato adeguatamente (monitor,
videoregistratore, diaproiettore, videoproiettore)
10)
Laboratorio
didattico: area
dell’archivio a disposizione di insegnanti e studenti di ogni ordine e
grado per lo studio e l’elaborazione di ricerche, esperienze didattiche
innovative in diverse discipline (tecniche, umanistiche, artistiche).
Fisicamente avrà sede nello stesso locale che ospita l’attività di cui
al punto 9)
11)
Laboratorio
di restauro per
cartografia, disegni, documenti, libri ecc. Tale servizio risulterà
utile anche per altri fondi archivistici, non esistendo in Sardegna alcun
laboratorio specializzato
12)
Locali
accessori e di servizio:
completano la funzionalità dell’archivio
l’insieme di locali quali uffici, centri di deposito, servizi igienici.
Operazioni di allestimento
Nel
progetto dell’archivio sono state prese in considerazione anche le attività
necessarie per l’avvio della sua attività. Queste tengono conto della
dispersione del materiale e del notevole degrado di molta parte di esso,
Sono previste le seguenti attività:
1)
il trasferimento dei materiali d’archivio dagli attuali depositi ai
locali 3 e 4 dove si effettuerà la selezione/catalogazione dei documenti e
quant’altro necessario. Gli stessi documenti saranno poi definitivamente
archiviati nei locali dal 3 al 5.
2)
Temporaneamente i documenti di maggior pregio e in cattive condizioni
di conservazione verranno trasferiti al laboratorio dove saranno opportunamente restaurati
3)
In contemporanea il reparto “microfilmatura” riprodurrà i
documenti selezionati
4)
Il personale da impiegare nella conduzione dell’archivio, non
provenendo da impiego in analogo settore,
dovrà essere coinvolto in attività formativa e di riqualificazione.
Esperita
questa fase i documenti catalogati e archiviati saranno finalmente messi a
disposizione del pubblico per consultazione ed i visitatori potranno inoltre
usufruire dei servizi quali il centro multimediale, il laboratorio didattico
etc.
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