Relazioni
correlate:
interventi
“villa Boldetti” Relazione
generale su Iglesias Premessa Il Comune
di Iglesias si è dimostrato particolarmente sensibile alle problematiche e
alle esigenze del mondo giovanile, intervenendo con diverse iniziative volte
alla promozione di strumenti capaci di garantire formazione, avviamento al
lavoro e svago a favore delle categorie giovanili. A
tal fine l’Amministrazione prevede di attivarsi per promuovere nuove
iniziative economiche produttive di reddito, che abbiano lo scopo principale
di creare occupazione e un legame di dipendenza con il territorio tale che
l’occupazione sia stabile e duratura. Il
presente studio tecnico-economico fa parte integrante e sostanziale della
richiesta avanzata dal Comune per ottenere un finanziamento ai sensi
dell’art.18 Comma 2, lettera a ex L.R. 33/88. L’ambiente
di riferimento Iglesias
è una città situata nella zona sud-occidentale della Sardegna. Trovandosi
in prossimità del più grande bacino metallifero d'Europa, il suo sviluppo
è sempre stato legato alle attività minerarie, ormai esaurite ed in attesa
di rilancio con il decollo del Parco Geominerario della Sardegna.. Posta
in una delle più belle zone del mediterraneo, oggi Iglesias cerca un nuovo
sviluppo economico nell'industria del turismo. Oltre
alle coste meravigliose, le montagne e la natura incontaminata, può vantare
alcune tra le più belle chiese della Sardegna, esempi meravigliosi di
architettura medievale. Questa
sub-regione definita "un'isola nell'isola" per le sue spiccate
peculiarità, è separata dal resto dalla Sardegna della fossa tettonica del
Campidano. La
città è delimitata a Nord dal massiccio del M. Marganai, ad Est è aperta
alla valle del Cixerri, ad Ovest è circondata da una serie di colline che
degradano verso il mare di Sardegna, a Sud dalla valle di Monteponi che si
apre verso "l'anello metallifero" e la zona carbonifera del Sulcis.
Situata all'incrocio di tre importanti vie di comunicazione: attraverso la
piana del Cixerri si apre la via per Cagliari; attraversando le zone
minerarie più importanti (Monteponi, San Giovanni, Monte Agruxiau, San
Giorgio, ecc..) si collega a Carbonia e Sant'Antioco ed al basso Sulcis;
passando invece per l'antica città mineraria di Antas ed il territorio del
Fluminense-Arburese-Guspinese, aggirando il massiccio del Monte Linas, si
arriva ad Oristano. Avere
una visione quanto più possibile completa di quelli che sono i
diversi aspetti nei quali la
realtà si configura costituisce una premessa necessaria a qualsiasi
strategia di intervento che si prefigga come fine primario la soluzione dei
diversi problemi nel rispetto di quelle che sono le caratteristiche
peculiari non solo dell’elemento fisico quale il territorio, ma anche, e
non secondariamente, dell’elemento umano nelle sue differenti componenti:
economiche, sociali, culturali. Per rendere oggettivamente percepibile tale
visione nell’ambito specifico del Comune di Iglesias, si sono presi come
indici di riferimento i dati rilevati nel 1999. La
popolazione
Chiarificatori
inoltre gli indici relativi alle famiglie ed al numero dei componenti per
nucleo familiare, il quale è, come valore medio, di 3.1 su un totale di
10.191 famiglie,1.884 sono costituite da due soli componenti, 2.084 da tre
componenti, 2.634 da quattro componenti, 1.110 da 5 componenti; sono ben
1.877 le famiglie unipersonali e, secondo la classificazione che distingue
le famiglie per tipo di nucleo familiare, sono 1.287 le coppie senza figli,
su un totale di 7.534 nuclei. I
dati riportati denunciano una decisiva contro-tendenza anche solo rispetto a
pochi decenni fa, quando le famiglie numerose costituivano un fatto comune. Tale
inversione di marcia è in gran parte conseguenza del mutamento e
dell’evoluzione dei costumi, dello stravolgimento di vecchi canoni di vita
basati in passato su strutture economiche più deboli, perché trainate con
difficoltà dal settore primario, e divenute causa di arretratezza e di
problemi ancora oggi insoluti soprattutto nelle regioni più degradate del
Sud. Il cammino della società, processo maturato nella storia dell’uomo,
ed il confronto tra diverse culture e differenti politiche economiche hanno
imposto un grado sempre maggiore di specializzazione che presuppone un
investimento non più quantitativo ma qualitativo da parte del singoli
individui. Il
mercato del lavoro Il
graduale abbandono delle attività tradizionali (agricoltura, pesca e
servizi connessi) a vantaggio delle attività del settore secondario e
terziario, è certificato, sia come valore assoluto che come valore
relativo, dal maggior numero di
addetti in questi due ultimi settori: su un totale di 8.948 unità, 293 sono
attive nel primario (230 maschi, 63 femmine); 3.197 unità sono operative
nel secondario (2.871
maschi, 326 femmine); 1.893 unità risultano impiegate nel terziario (1.233
maschi, 719 femmine), ed infine 3.565 nel terziario avanzato (1.782 maschi e
1.783 femmine). Le fasce d'età in cui è presente il maggior numero di
occupati sono costituite da quella che comprende i cittadini dai 20 ai 29
anni (1.919 unità di cui 49 occupate nel primario, 749 nel secondario,
1.121 nelle attività del terziario e terziario avanzato), e da quella
composta dai cittadini con età compresa tra i 30 e i 54 anni (6.192 unità
di cui 170 occupate nel primario, 2.240 nel secondario, 3.782 nel
terziario). All’interno del settore secondario il campo in cui
si rileva il maggior numero di occupati risulta essere quello delle attività
manifatturiere e, in secondo luogo, quello dell’estrazione dei minerali,
mentre per quanto riguarda il terziario il campo a cui risulta legato il
maggior numero di cittadini è quello del commercio. Relativamente
elevato il numero di individui classificabili come imprenditori e liberi
professionisti, in gran parte di sesso maschile (311
su un totale di 423 unità) e prevalentemente attivi nel terziario (316
su un totale di 423 unità). Parimenti risulta alto il numero di coloro che
vengono inseriti nella categoria dei lavoratori in proprio: 1.202 unità in
totale di cui 168 addetti nell’agricoltura, 268 addetti nell’industria
ed infine 766 impiegati in altre attività. Tiepida ad Iglesias, come
d'altra parte nel resto della Sardegna, l’accoglienza verso
l’alternativa di lavoro rappresentata dalle società. cooperative,
soluzione che invece nel Settentrione (il
riferimento va soprattutto alle regioni del nord-est) si è rivelata
strumento privilegiato per un nuovo impulso all’economia e specialmente
all’agricoltura. Sono infatti soltanto 99 le unità rappresentate da soci
di cooperative, di cui 55 attive nel settore terziario 16 in quello agricolo
e 28 gli addetti nel secondario. I dirigenti d'azienda sono costituiti da
102 unità prevalentemente occupate nel terziario (82 unità di cui 60 di
sesso maschile), come pure coloro, decisamente più numerosi, che svolgono
mansioni a livello direttivo o impiegatizio: 1.919 su un totale di 2.599
unità con una leggera predominanza, in questo caso, dell’elemento
femminile (1.026 unità). L’ultimo
censimento ha inoltre rilevato, per i diversi campi di attività, altre unità
di lavoratori dipendenti, a completamento dei dati sopra riportati e come
ulteriore documentazione della tendenza, prima posta in evidenza, della
massiccia terziarizzazione del mercato del lavoro: su un totale di 4.361
unità, soltanto 70 sono costituite da lavoratori dipendenti nel settore
agricolo, mentre negli altri due settori risultano quasi equamente
distribuite le rimanenti 4.291 unità.
Prospettive
di sviluppo dell’Area del Sulcis-Iglesiente Per
averne conferma basta pensare che al censimento del 1951 nell’area erano
concentrate circa 1/3 delle attività extragricole della Sardegna, il che si
traduceva in una rilevantissima percentuale di addetti all’industria (63%
del totale addetti
nell’isola). L’attività
minero-mineralurgica-metallurgica che era alla base di tale concentrazione
è andata perdendo via via importanza nel corso degli anni, fino alla
irreversibile crisi attuale. La
riconversione industriate è stata parziale e l’aumento dell’occupazione
nel terziario, non ha assorbito la perdita rilevante nell’industria, che
è passata al 35,7% del
totale occupati. Il
tasso di disoccupazione rilevato è superiore al 30%, tra i più elevati in
Italia, mentre il reddito pro-capite (19-20 Ml) è in progressivo
peggioramento rispetto ai valori medi provinciali e nazionali. Il
perdurante stato di crisi ha determinato negli ultimi anni anche un
decremento della popolazione residente nell’area a carico soprattutto dei centri
a maggior concentrazione industriale. I
punti deboli vanno individuati nel fatto che: -
alla crisi delle attività
minerarie non ha fatto seguito una compiuta riconversione ad altre tipologie
di industria; -
alla massiccia presenza del
settore primario non ha fatto seguito una verticalizzazione nelle
lavorazioni; -
nel terziario non si sono
sviluppate attività di servizio alle imprese in misura pari alla media
regionale, ma piuttosto forme più tradizionali legate all’accresciuto
livello dei consumi privati. Il
rilancio economico e sociale dell’area dell’Iglesiente, implica vistosi
investimenti e costi di avvio proprio per la situazione di abbandono ed
isolamento economico in cui l’area è posta. Si
tenga presente che il rilancio significa in realtà l’introduzione
nell’area di un sistema produttivo del tutto differente rispetto al
passato. Infatti,
una caratteristica dell’attività estrattiva è la sua incapacità/impossibilità
di esercitare una funzione di induzione di altre imprese e potenzialità
economiche: quando la miniera chiude, tutto cessa e finisce con essa, e i
suoi lavoratori devono riciclarsi verso attività per essi del tutto nuove. Si
delinea pertanto una forte motivazione a favore del rilancio dell’area: utilizzare
l’insieme delle potenzialità naturali e fisiche per costituire una
base di riattivazione di un
nuovo processo occupazionale. Si
è pensato per molti anni che esistesse una sola via di successo nella
promozione delle aree deboli: quella dell’industria manifatturiera come
attività motrice. Con
il tempo questa ipotesi si è dimostrata valida soltanto in pochi casi. Il
disastro economico e occupazionale nei casi peggiori e le cattedrali nel
deserto in altri casi lo dimostrano. Pertanto
il rilancio industriale delle aree deboli attraverso l’industria
manifatturiera appare ormai obsoleta. Occorre
quindi elaborare un’ipotesi capace di tener conto delle tendenze
economiche che si stanno presentando e soprattutto che metta in gioco le
capacità e le risorse locali come punto di forza da cui partire. In
ciò è implicita -
una visione non
monosettoriale dell’intervento; -
una capacità di
interconnettere una pluralità di interventi di grandezza media o piccola in
diversi settori di attività industriale, agricola e terziaria che possano
essere gestiti in tutto o in gran parte da una imprenditoria locale nuova o
meno. Lo
sviluppo di questo tipo di imprenditorialità diventa un elemento strategico
che garantisce il successo e solidi legami e intrecci economici sociali per
l’area. L’impostazione
di tale piano di sviluppo si accentra così sulla trasformazione delle
vocazioni dell’area: dall’unica impresa per 1’estrazione e lavorazione
del minerale ad una pluralità di imprese aventi scopi turistici, culturali,
di produzione agricola e agro-industriale manifatturiera. Vari
studi hanno infatti individuato le possibili linee di sviluppo
dell’occupazione volte a: -
incrementare la presenza di
PMI nel territorio; -
sviluppare forme di
assistenza e servizio alle imprese operanti, o alle imprese che dovranno
operare sul territorio; -
realizzare nel compendio
minerario di Campo Pisano un’area attrezzata per l’insediamento di PMI
dotata di un moderno Centro servizi efficiente e funzionale sul modello dei
Business Park Nord-europei ed americani; -
recuperare interamente il
sito minerario di San Giovanni che per le sue caratteristiche rappresenta
uno dei pochi esempi di villaggio minerario nel quale è possibile
ricostruire tutte le fasi della lavorazione mineraria; -
bonificare e risanare il
sito di Fanghi Rossi preservandone le sue caratteristiche esteriori e
realizzare al suo interno uno spazio per manifestazioni concertistiche e
spettacoli all’ aperto; -
realizzare nei siti della
Laveria Mameli e degli Impianti Waeltz la reception del sistema turistico
del parco minerario realizzando le strutture che ne permettano il
collegamento tramite cremagliera (Monteponi) o trenino gommato (San
Giovanni) con gli altri siti appartenenti al Parco Geominerario; -
realizzare nell’ex-sito
minerario di Masua un centro turistico d’alto livello dotato di campi da
golf, beauty farm e strutture ricettive di vario livello (3, 4 e 4 stelle
superiore) per in totale di 1.400 posti letto; -
attivare nei compendi
ex-minerari della miniera di Monteponi un “Polo Universitario” a matrice
ingegneristica specialmente indirizzata all’ingegneria delle Georisorse e
dell’Ambiente. Le
Risorse Naturali e il Turismo Grande
è l'interesse che i paesaggi minerari destano, per diversi motivi. Quello
dominante è dato dalla singolarità con cui l’economia e gli habitat
minerari si esprimono al confronto della naturalità dei paesaggi agrari e
pastorali e dello spazio da questi interessato nelle grandi linee del
paesaggio sardo. Nell’Iglesiente
sono state reperite le più importanti risorse metallifere dell’Isola e
l’entità delle trasformazioni intervenutevi è tale da dominare ogni
elemento del paesaggio e da interessare integralmente i modelli di vita. Le
produzioni minerarie, al di là dei caratteri di sfruttamento coloniale
spesso assunti dalle gestioni, hanno determinato delle profonde fratture
riscontrate tra lavoro e capitale di rischio ed hanno favorito, per quanto
si riferisce agli spazi esterni alla Sardegna, il suo inserimento nei
mercati internazionali, mentre al suo interno hanno contribuito, con la
creazione di correnti di commercio marittimo, a saldare tante piccole
cellule di segregazione antropica preesistenti. E’
l'attività mineraria, pur fra molteplici problemi, a caratterizzare ancora
oggi la regione ed il suo più importante centro. Straordinarie
risorse ambientali legate alla montagna (il magnifico scenario pedemontano
del massiccio del Marganai con le sue ampie zone forestali), al mare (la
zona costiera che da Nebida arriva a Masua, in posizione straordinariamente
panoramica su un costone roccioso a picco sul mare, fino allo spettacolare
faraglione detto Pan di Zucchero) circondano la città di Iglesias rendendo
auspicabile una valorizzazione razionale del territorio attraverso la
creazione di aree naturalisticamente protette e la ristrutturazione dei
villaggi abbandonati da destinare ad un turismo itinerante ed ecologico di
sicuro successo. Gli
esiti panoramici d’insieme, dell’ambiente e delle trasformazioni operate
su di esso dall’uomo, rendono difficilmente eguagliabili e descrivibili
questi luoghi. L’interesse per questo frammento di Sardegna non si ferma
tuttavia all'elemento paesaggistico, ma la stessa città possiede al suo
interno angoli di importanza storico-culturale che testimoniano un passato
illustre, opere architettoniche di notevole pregio che incuriosiscono il
visitatore più attento e, al contempo, la vivacità di una cittadina in
espansione. La
valorizzazione turistica comprende inoltre gli aspetti demologici, quelli
legati ciò alle tradizioni popolari, al folklore, alle feste, come la
mostra dell’argento e dell’artigianato, oltre alle varie manifestazioni
culturali come l’Ottobre iglesiente ed il Premio di Giornalismo e Saggismo. Il
turismo come strumento di sviluppo economico Il
piano per lo sviluppo del turismo ad Iglesias contiene infatti una serie di
strategie elaborate da un gruppo di lavoro costituito da economisti,
ingegneri, architetti e geologi su incarico ad indicazione
dell’amministrazione comunale. Obiettivi
Progetto Iglesias q
Crescita dell’introito prodotto dal turismo che rimane
all’interno dell’economia dell’Iglesiente. Si devono privilegiare
le iniziative e/o programmi che, pur raggiungendo obiettivi realistici di
marketing, massimizzino il contributo offerto dal turismo all’economia
dell'Iglesiente. q
Elevazioni dei
livelli e standard
dell’area, cioè la
qualità della vita e lo sviluppo economico del territorio. Il turismo
prospera dove vi sono un ambiente e
un’atmosfera piacevoli. q
Miglioramento e
preservazione dell’eredità
culturale e artistica
di Iglesias e dei
suoi villaggi minerari. Questi
plus lasciati dalla storia sono stati spesso sottoutilizzati: sfruttare le
risorse culturali ed artistiche, nella strategia significa conservare e
preservare, rendendo sempre più attraenti l’ambiente artistico e
culturale per i nuovi mercati turistici. q
Conservare le
risorse fisiche del territorio Iglesiente. Le
deturpazioni, nel brevissimo termine distruggono una delle risorse primarie
di una località che ha come sua ricchezza proprio tali risorse. q
Creazione di occupazione.
Il turismo fonte di occupazione sia diretta che indotta. Esso rappresenta un
settore altamente dipendente dalla manodopera. Le strategie e le iniziative
proposte prenderanno in considerazione non solo l'aumento occupazionale nel
settore specifico, ma anche nei settori dipendenti. q
Turismo hi-tech.
L’intenzione è
convogliare ad Iglesias quei sistemi manageriali ed esecutivi più
sofisticati e maggiormente rispondenti alla “rivoluzione tecnologica” in
atto nel settore. La
condizione giovanile In
primo luogo, si osserva un generale rasserenamento dei rapporti giovani
adulti in famiglia, a scuola, un atteggiamento giovanile complessivamente
meno conflittuale. Il
diffondersi della micro-criminalità giovanile, lo stabilizzarsi delle
tossico dipendenze su tassi elevati, sono apparsi, per lo più fenomeni
circoscritti che richiamano l’intervento di specifiche istituzioni, il
potenziamento di alcuni beni individuabili. Per
anni abbiamo assistito al crescere di una cultura giovanile intenzionalmente
distinta dalla cultura degli adulti caratterizzata da valori e scelte di
vita, modelli di relazione esclusivi. Ora questa distinzione culturale
appare sempre più labile e le omogeneità valoriali fra giovani e adulti
appaiono crescenti. La
specificità dei giovani in termini di valori di stili di vita, di patologie
sociali assume per molti versi contorni indefiniti e mutevoli: -
la condizione giovanile si
è dilatata in termini demografici sino a comprendere molte classi di età
(le classi di età confinanti la pubertà, gli adulti di età intermedia)
che presentano una forte dinamicità sociale, una capacità di innovazione,
una disponibilità al mutamento, prerogative esclusive per anni delle nuove
generazioni contrapposte alla tradizionale staticità degli adulti; -
la condizione giovanile
fortemente frammentata al suo interno, stili di vita differenti, sistemi
valoriali si sovrappongono senza che uno riesca a prevalere sull’altro e
riesca ad orientare fasce consistenti di giovani; -
la permanenza in famiglia si prolunga per un tempo progressivamente
sempre più ampio e non crea, anche nella scarsità delle risorse, una
conflittualità accesa fra le generazioni. La
classe d'età centrale della popolazione giovanile rappresenta una parte
consistente della popolazione generale (il 17,9 contro il 15,8 nazionale e
il 14,9 del Centro-Nord); il giovane sardo vive in una famiglia mediamente
più ampia di quella esistente in altre regioni italiane; i tassi di
ripetenza e gli abbandoni sono in Sardegna sempre superiori a quella della
media italiana. Si è da più parti affermato che nessuna istituzione
sociale può fornire prestazioni a servizi cosi mirati e personalizzati come
quelli che provengono dalla cerchia delle persone legate da vincoli di
consanguineità e affinità, ovvero da quella sfera di familiarità e
affettività capace di conoscere e riconoscere i bisogni più profondi di
ciascun individuo.
Queste
affermazioni contengono indubbiamente una parte di verità: si diffondono
fenomeni di solitudine ed abbandono, il disagio infantile e giovanile sembra
aumentare nonostante la contrazione numerica di queste classi di età. Ma le
famiglie si dimostrano ancora capaci di costruire una solida rete di
protezione e tutela dei singoli? Da
esperienze di ricerca che riguardano Cagliari e il suo hinterland, con
estensione in direzione del Sulcis-Iglesiente, è emerso che l’universo
familiare è assai differenziato al suo interno, non solo in termini di
stratificazione di classe e di ceto, ma anche come differenze culturali, e
che le culture familiari resistono tenacemente all’omologazione che la
cultura di massa propone o impone, mantenendo, sia pure con difficoltà, un
proprio stile di comportamento. D’altro canto non bisogna dimenticare il
problema della disoccupazione e la conseguente difficile situazione dei
giovani che prolungano la permanenza nella famiglia per la faticosa
accettazione dell'età adulta e della nebulosità delle prospettive. Si ha
cosi, da parte dei giovani, una rinuncia alla riproduzione dello status
sociale della famiglia e una frammentazione dei progetti lungamente
coltivati e desiderati. Da tutto ciò derivano tempi di vita irregolari,
sentimenti di frustrazione e depressione che affliggono i giovani e creano
in essi e nella famiglia una situazione patologica di disagio e di
conflitto, compromettendo la solidità familiare. |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Risoluzione
consigliata 800x600 pixel |